Ariel Orozco

OPENING WEDNESDAY SEPTEMBER 30, H 6.00 - 9.00 PM

Born in Sancti Spiritus (Cuba) in 1979, Ariel Orozco lives and works in Mexico City. After attending the Escuela Profesionàl de Artes Plasticas a Trinidad, he got a degree at the Instituto Superior de Arte de Havana.

Working across installation, video and performance, and with rigorous documentation intrinsic to his practice, Ariel Orozco has the capacity of capture the poetic element, often sad or ironic, hidden between the lines of daily life. His works, nourished by the conflict between his romantic and pragmatic attitude toward the experience of his own life, present a delicate equilibrium of weight and lightness, escape and commitment, reality and imagination, chaos and order.

A simple gesture creates a delicate but powerful shift of meaning,  or the introduction of an element of fiction into reality develops multiple layers of meaning causing new and unexpected conflicts in the pubblic. This is the case of the work Perro Balón used for the invitation card of the exhibition. Perro Balón is a starving stray street dog, ignored and abused by people and trasformed by a simple intervention of the artist in the form of a soccer ball, after which it became the centre of attention as a mobile readymade.  What is the most important element in this work, where the harshness of abandonment is used for an aesthetic consumer product?

"I look at the public space as an extremely rich and complex zone, a human arena full of meanings and enigmas. For me everyday life is an enormous laboratory where we evaluate not only what happens in our lives and imagination but in the complex system of human interaction between individuals and their political and social contexts. I have tried to slightly alter places, orders and behaviours in order to affect meanings and significances, gestures and social mechanics that don't seem apparent or evident at simple sight.

Many of the actions I do are the result of daily accidents and observations where I try to extract the essence of these events, and my objective at the exhibition space is for the viewer to spontaneously crack the codes (leading more towards a recognition than a discovery) at an intimate level.

Every object or documentation I have produced derives from an action or its notion. For me the resulting objects are a mere manifestation of my interventio. Actions, sculptures and installations are sustained by a gesture which is the substance of my work." (A.O.)

For the show at the gallery Ariel Orozco has realized three new installations: Déjà Vu, Whip, Loop and two video titled 5 km, 223 metros de tolerancia and Turista. The objects used by the artist, like a bicycle, a disco ball and a whip, are deprived of their original function to reveal something different from itself that includes, at the same time, the inner nature of the object necessary to the new meaning intended by the artist.

 

INAUGURAZIONE MERCOLEDì 30 SETTEMBRE H 18.00 - 21.00

Nato a Sancti Spiritus (Cuba) nel 1979 Ariel Orozco vive e lavora in Mexico City. Dopo aver frequentato la Escuela Profesional de Artes Plasticas a Trinidad, si è diplomato presso l'Instituto Superior de Arte di Havana.

Lavorando con i media dell'installazione, video e performance, con una rigorosa documentazione intrinseca al suo lavoro, Ariel Orozco ha la capacità di catturare deliberatamente l'elemento poetico, spesso triste o ironico, nascosto tra le pieghe della vita quotidiana. Le sue opere, nutrendosi del conflitto tra sentito romanticismo e necessario pragmatismo dell'esperienza di vita dell'artista stesso, presentano un delicato equilibrio tra peso e leggerezza, evasione e impegno, realtà e immaginazione, caos e ordine.

Un semplice gesto crea uno slittamento di significato delicato ma potente o l'inserimento di un elemento di finzione in una situazione reale produce molteplici significati che creano nel fruitore nuovi e inaspettati conflitti. Come nel caso di Perro Balón, immagine usata per l'invito della mostra. Perro Balón è un cane randagio, ignorato e maltrattato dalle persone, trasformato da un semplice intervento dell'artista in un pallone da calcio concedendogli cinque minuti di gloria come readymade ambulante. Qual è l'elemento più importante in quest'opera dove la crudeltà dell'abbandono si presta a un prodotto estetico di consumo?

"Guardo allo spazio pubblico come un'arena umana piena di enigmi e significati e alla vita di tutti i giorni come un complesso sistema di rapporti tra gli individui e il loro contesto politico e sociale. Cerco di produrre un'alterazione minima a luoghi, ordini e comportamenti quotidiani per intaccarne essenze, significati, gesti e meccanismi sociali che non sono immediatamente percettibili o evidenti a un primo sguardo.

Molte delle azioni che creo sono il risultato di osservazioni accidentali e analisi di eventi quotidiani in costante ricerca di quei codici capaci di rispondere a conflitti personali, politici e sociali.  L'obiettivo di creare delle opere capaci di portare spontaneamente lo spettatore alla rottura dei codici di conoscenza convenzionali per portarli a un livello più intimo.

Ogni oggetto o documentazione che ho prodotto deriva da un'azione o dalla sua nozione. Ogni intervento spaziale, performance, installazione o scultura è sostenuta sempre da un gesto che è sempre la sostanza del mio lavoro" (A.O.)

Per gli spazi della galleria Ariel Orozco ha prodotto 3 installazioni dal titolo Déjà Vu, Whip, Loop e due video: 5 km, 223 metros de tolerancia e Turista. La collocazione di ogni singolo lavoro è tale da sbilanciare l'orientamento spaziale e intuitivo dello spettatore che viene sottoposto a un gioco di rimandi mnemonici. Gli oggetti che compongono le opere sono privati della loro funzione di partenza per rivelare qualcosa di diverso da sé che comprende però la natura dell'oggetto stesso necessaria per il significato di cui è portatore.